Yeshivot di donne

Interviste di Hulda Brawer Liberanome a rav Shmuel Wygoda, Shulamit Furstenberg Levi e Miriam Camerini

La donna ebrea è stata considerata per molti secoli incapace di intraprendere studi anche di medio livello e si riteneva che non avesse l’obbligo di studiare la Torà. Il Maimonide decretava nell’introduzione a Hilkhot Talmud Torà che «donne, schiavi e minorenni non sono obbligati a studiare la Tora» (Joel L. Kraemer, Maimonides. The Life and the World of One of Civilization’s Greatest Minds, Resling Publisher, Israel 2019, p. 317), come infatti fu generalmente accettato. Tuttavia non c’è stato un consenso generale sulla possibilità o meno per le donne di studiare la Torà. Infatti lo stesso Maimonide «credeva che le donne sono capaci di studiare il Talmud e perfino diventare profetesse come lo fu Miriam, la sorella di Mosè […]. Una donna che studia la Torà avrà il suo compenso anche se non sarà uguale a quello dell’uomo che ha l’obbligo dello studio […]. In epoca moderna rav Shaul Lieberman, il più grande studioso del Talmud dai tempi del Gaon di Vilnius e grande ammiratore di Maimonide, ha incoraggiato le donne a studiare la Torà accettando donne alle sue lezioni» (ibidem). È cambiato nel mondo ebraico – compresa parte della stretta ortodossia – l’atteggiamento verso la donna, specialmente dallo scorso secolo in poi. Infatti attualmente, dice rav Shmuel Wygoda fondatore della yeshivà per donne Migdal Oz a Alon Shvut (zona Hebron), ci sono in Israele perfino yeshivot che preparano donne per il rabbinato. Nella cittadina di Efrat, ad esempio, una donna funge da rabbinessa ortodossa dopo aver concluso gli stessi studi e superato gli stessi esami affrontati da rabbini uomini. A tale proposito, informa Shulamit Furstenberg Levi che una recente sentenza della Corte Suprema di Israele ha riconosciuto la validità del titolo di Rabbinessa a donne che hanno svolto gli stessi studi e esami richiesti agli uomini; ma a tutt’oggi il Rabbinato israeliano non ha trovato una risposta soddisfacente alle proprie perplessità. Lo scopo nelle yeshivot per donne, chiarisce rav Wygoda è «prima di tutto di soddisfare il desiderio delle studentesse di conoscere più a fondo l’ebraismo, di arricchirsi spiritualmente e di prepararsi ad affrontare compiti di maggior impegno anche nell’ambito dell’insegnamento scolastico». 

Nella yeshivà Migdal Oz il primo anno è dedicato ad un’ampia introduzione al TaNaKh, alla Mishnà e al Talmud. Molte studentesse restano un anno solo ma c’è chi studia più a lungo e alcune, poche, insegnano successivamente in qualche yeshivà di donne. La maggioranza delle studentesse ha ricevuto il diploma di Maturità statale alla fine di dodici anni scolastici e proviene da famiglie che osservano la tradizione religiosa; ma ci sono anche giovani provenienti da famiglie laiche, alcune desiderose di seguire la tradizione.
«Si studia in coppia (khvrutà) come nelle yeshivot maschili e ci sono anche lezioni di gruppo». Il Rav precisa che questo studio «non persegue nessuna finalità economica e di lavoro e che, terminato il tempo trascorso nella yeshivà – in media un anno e mezzo – quasi tutte riprendono il loro programma di vita». Ogni yeshivà segue i suoi programmi e regolamenti anche per l’accettazione delle richiedenti e «la collaborazione fra di loro si limita ai contatti con le autorità statali e locali e con l’esercito». Per la sua yeshivà, ad esempio, si inizia a ricevere le domande di ammissione a Chanukkà e, per l’anno appena iniziato, le richiedenti sono circa 250 giovani. La selezione delle candidate viene fatta con un colloquio ma qualche volta si preferisce una relazione scritta.  Migdal Oz non è certo l’unica yeshivà per donne e è stata preceduta da Harel a Gerusalemme. Oggi ci sono, secondo Shulamit Furstenberg Levi, circa una ventina di yeshivot di donne in Israele per lo più ortodosse – come quella del kibbutz Ein HaNatziv – che da tempo preparano rabbinesse. È interessante segnalare, aggiunge, che attualmente  in Israele ci sono molte opportunità aperte per chi desidera migliorare la propria conoscenza dell’ebraismo. Ci sono seminari organizzati nelle Università oppure da altri istituti di studi accademici, conferenze tenute regolarmente, programmi televisivi e altre iniziative organizzate da associazioni varie come accade per altri argomenti culturali. È tuttavia da segnalare che nelle scuole israeliane il tempo dedicato ai testi fondamentali dell’ebraismo è attualmente piuttosto limitato, che il corso di Bibbia per la Maturità nella maggioranza delle scuole statali è diventato materia opzionale e non più di obbligo e che alle Università pochi sono gli studenti che seguono fino alla laurea o al dottorato materie legate alle fonti dell’ebraismo. Le yeshivot sia per uomini, specialmente quelle tradizionali, ma anche quelle “di soldati” (hesder), e quelle delle donne sono frequentate da una ristretta minoranza, se si considera il numero totale di giovani che si dedica allo studio post Maturità e nonostante il fatto che nelle yeshivot hesder gli studenti godano di certi privilegi.   

Miriam Camerini ci parla della sua yeshivà, ben diversa dalle altre. È ospitata dal minyan italiano nella sinagoga di via Chopin nel quartiere residenziale di Rehavia a Gerusalemme. È una yeshivà, analoga ad una di New York, che mira a preparare anche rabbinesse ortodosse ed è stata fondata da rav Herzl Hefter di New York, figlio di sopravvissuti alla Shoà. Le materie di studio sono quelle tradizionali, TaNaKh, Mishnà, Talmud, halakhot e commentatori. A seguire il corso l’anno scorso erano una quindicina di giovani divisi quasi a metà fra uomini e donne, compresa la stessa Miriam che aspira a diventare rabbinessa. «È evidente – dice – che molte cose stanno cambiando nel mondo ebraico e non solo in quello israeliano, e io volevo contribuire a smuovere un po’ anche le acque italiane».

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