Le pietre raccontano

Sepoltura di Malachia Cohen (famoso rabbino del XVIII secolo), cimitero ebraico della Cigna, Livorno.

I due cimiteri ebraici di Livorno, quello monumentale e quello ancora attivo, conservano le radici storiche e culturali livornesi. Qui riposano dai grandi rabbini cabbalisti del ’700, come Joseph Ergas, a quelli più recenti come Coriat e Benamozegh, fino agli ultimi saggi di Livorno e ai membri delle grandi famiglie che hanno lasciato un’impronta nella cultura europea.
Come sostiene il Foscolo, il sepolcro non è soltanto un luogo di affetti, ma di trasmissione di un intero patrimonio umano. Per scoprire quanto la comunità ebraica livornese ha influenzato la storia, la cultura, la vita quotidiana di Livorno niente di meglio che visitare i due cimiteri: passeggiare tra le lapidi che riportano i nomi di personaggi che hanno reso celebre Livorno nel mondo, nomi di strade livornesi o di attività commerciali, come Attias, Franco, Chayes, Baquis, Dello Strologo, Friedman.
Il cimitero monumentale di viale Ippolito Nievo è frutto di quella politica illuminista, portata avanti da Napoleone con l’Editto di Saint Cloud e messa in pratica nel Granducato di Toscana da Leopoldo II con un motu proprio del 1838, che allontana le sepolture dai centri abitati. In quest’area, a ridosso della cinta daziaria sorgono anche il cimitero greco ortodosso, quello olandese alemanno e quello degli inglesi.
Questo cimitero, il terzo, in ordine cronologico ci offre una rappresentazione plastica della Comunità ebraica dal 1840 al 1900: laica, colta, ispirata dagli ideali di libertà e universalismo; pochi simboli religiosi, solo le mani che benedicono presenti sulle tombe dei Cohen, e qualche stella di David; molti simboli legati al neoclassicismo, all’archeologia. Molte sepolture a forma di obelisco, di sarcofago, di colonna, decorate con clessidre alate, capsule dell’oppio, falene notturne, dardi ovuli, foglie di acanto; non mancano simboli massonici o legati all’attività lavorativa del defunto. Alcune sepolture, dal tempietto del generale tunisino Nissim Semama, la cappella degli Attias, i sepolcri dei Rosselli, dei Modigliani, dei Chayes, denotano ingenti ricchezze e attenzione alla ricerca estetica.
Qui si intrecciano storie familiari di mercanti, spedizionieri, studiosi, rabbini, musicisti, che hanno reso Livorno un punto di riferimento nel Mediterraneo. Qui riposano ben ventisette rabbini, tra i quali Jeuda Coriat, Elia Benamozegh, Israel Costa, Baruch Piperno, Samuel Eschenazy, Mosè Coen; personalità livornesi come il musicista Michele Bolaffi, l’editore Salomone Belforte, gran parte della famiglia di Amedeo Modigliani.

Il cimitero, che era stato abbandonato per anni, grazie ad un importante lavoro di restauro promosso dalla Comunità ebraica di Livorno con il sostegno della Fondazione Livorno, è tornato fruibile in tutta la sua bellezza, dallo splendido cancello in ferro battuto, con le due porte laterali, che rimanda al motivo della serliana, ai vialetti di nuovo percorribili e ordinati.
Il cimitero della Cigna è situato dietro il Cimitero comunale lungo il torrente La Cigna. È attivo dal 1901, vi si accede da una cancellata in ferro decorata. A sinistra del cancello è presente un bacile in marmo e pietra serena, a forma di carrucola. Qua troviamo i cenotafi o le intere sepolture
provenienti dai più vecchi cimiteri ebraici di Livorno, chiusi durante il fascismo. Sono in marmo bianco a forma di tumulo, scolpite e decorate con foglie di acanto, modanature, girali fitomorfe, riportano la doppia iscrizione in portoghese ed in ebraico, ospitano stemmi familiari con una simbologia legata all’attività o al cognome del defunto. La cappella mortuaria, in stile neoclassico, opera dell’architetto Adriano Padova, ospita due epigrafi: una ricorda i militari ebrei caduti durante la Prima guerra mondiale, l’altra le vittime livornesi della Shoà. Sono presenti anche due piccole targhe in omaggio ad Amedeo Modigliani e al rabbino Bruno Polacco.
In questo cimitero sono ospitate anche le sepolture di un piccolo cimitero di Portoferraio traslate in quest’area nel 1964.
Qui riposano personalità che hanno dato un contributo importante alla storia e alla cultura italiana e mondiale: Guido Menasci, librettista di Cavalleria Rusticana, il giornalista Gastone Orefice, il generale Lusena, garibaldino, padre di Umberto Lusena, Medaglia d’oro al Valore militare alla memoria; molti che hanno lasciato un ricordo indelebile nella memoria dei livornesi: Isidoro Kahn, Elio Toaff, Frida Misul.

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