Gennaio – Febbraio 2024

Firenze Ebraica. Bimestrale toscano di notizie e cultura ebraica. Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 3628 del 3.11.1987

Direttrice responsabile:

Hulda Brawer Liberanome

Redazione:

Renzo Bandinelli
Wlodek Goldkorn
Paola Jarach Bedarida
Daniela Nencini
Milka Ventura Avanzinelli

e-mail: redazione@toscanaebraica.it
www.toscanaebraica.it

Comunità ebraica di Firenze
Via Luigi Carlo Farini, 4
50121 Firenze
Tel. 055 245252 – Fax 055 241811 e-mail: abbonamenti@toscanaebraica.it

ISSN 2612-0895 (Ed. cartacea) ISSN 2784-854X (Ed. digitale)

Impaginazione e stampa:

Nova Arti Grafiche srl – Signa (Firenze)
I numeri di Toscana ebraica sono consultabili presso la Biblioteca Marucelliana
di Firenze e la Biblioteca della Comunità ebraica di Firenze

Indice 

Lettera ai lettori Hulda Brawer Liberanome

Cultura

Una poetessa… quasi dimenticata. Eugenia Pavia Gentilomo Fortis Umberto Fortis
Il faraone Sheshonq I e la sua spedizione in Palestina Maria Cristina Guidotti
Gli ebrei, i Medici e il Ghetto di Firenze. Genesi e ragioni di un’esposizione Piergabriele Mancuso
L’ebraico in Italia Michael Ryzhik
Significato e valore della testimonianza nella Bibbia e nella tradizione ebraica Ida Zatelli 
Da Varsavia a Washington: la pittrice e scultrice Irena Baruch Wiley Jan Władysław Woś

Shoà, Genocidi, Resistenza

La struttura dell’antisemitismo Abraham B. Yehoshua

Israele

Che cosa sta succedendo Tullio Sonnino 

Domande e risposte ‘al reghel achat

La Shekhinà  Filippo Tedeschi, Ufficio rabbinico di Firenze

Dalle Comunità

Una lettera al Presidente e la sua risposta

Anagrafe

Varie

Amore fraterno Lionella Neppi Modona Viterbo
Debora Antonella Romeo e Hulda Brawer Liberanome 

Libri e film

Madre recensione di Renzo Bandinelli
Apeirogon recensione di Marinella Mannelli
Il suono rosso recensione di Lionella Neppi Modona Viterbo
Le parole del mio silenzio presentazione diAlessandro Nocchi

Biblioteca: nuove accessioni

Lettere

Costruire l’amico e il gher: “chi de goy se fida chazir magna”? Sara Natale Sforni
Netanyahu: un irresponsabile al potere Sandro Ventura 

Ricordo di

Mario Elyahu Fineschi

Auguri della Redazione

Lettera ai lettori

Il primo numero di Toscana ebraica che esce nel 2024 è ricco di argomenti di cultura ebraica nel senso più ampio del concetto. Umberto Fortis parla di Eugenia Pavia Gentilomo Fortis – veneziana, a suo tempo molto nota nell’ambiente letterario ma secondo l’Autore una poetessa ebrea «quasi dimenticata» – menzionando anche altre poetesse ebree come Giustina Levi Perotti, Debora Ascarelli (romana che ha vissuto fra il Cinque e Seicento) e Sara Copio Sullam.

Della spedizione in terra di Israele di Sheshonq I (945-924 a.e.v.), il faraone che riuscì a riunire le due parti dell’antico Egitto, scrivono Maria Cristina Guidotti e Daniela Nencini, soffermandosi sui rapporti fra l’Egitto da lui governato e i due Stati in cui si divideva l’allora Palestina, cioè la Giudea e Israele e, pensando di approfittare di quella divisione, il faraone arrivò fino a Megiddo (a sud dell’odierna Haifa) conquistando Gerusalemme e il regno di Israele, conquista che non durò molto. Nel Tempio di Karnak in Egitto è menzionata anche la sua vittoria in Palestina.

Piergabriele Mancuso dà un ampio quadro della storia dei rapporti fra la famiglia dei Medici e gli ebrei fiorentini fin dalla metà del Quattrocento e dell’istituzione del Ghetto di Firenze su modello di quello romano del 1555: fu un caso unico in Italia perché di proprietà della famiglia Medici, un ghetto che a differenza degli altri ha continuato a esistere fino all’Ottocento.
La Rivista dedica questa volta ampio spazio alla lingua ebraica in Italia: Michael Ryzhik dell’Università israeliana di Bar-Ilan afferma che alla base della tradizione della lingua ebraica in uso fra ebrei italiani sta la tradizione venuta dalla Palestina; Ida Zatelli dell’Università di Firenze si sofferma a esaminare in dettaglio i termini biblici ‘ed e ’edut (in ebraico “testimone” e “testimonianza”) la cui radice è largamente diffusa anche in altre lingue semitiche. L’autrice si sofferma inoltre sulle parole zikkaron e zeker (ricordo).

Dell’artista ebrea polacca Irena Baruch Wiley parla Jan Władysław Woś con molti dettagli, della sua formazione professionale a Firenze e Londra, e della sua mostra nel 1929 a Firenze. Le fecero da modello anche alcuni celebri personaggi come Franklin D. Roosevelt e il giovane J. F. Kennedy.

Tullio Sonnino scrive da Rehovot della guerra fra Israele e Hamas che ha come suo scopo, dopo aver eliminato i kibbutzim vicini a Gaza, di arrivare alle maggiori città non lontane come Ashkelon  e Be’er Sheva, per poi iniziare una guerra a nord di Israele al confine con il Libano; un ampio progetto, ideato e finanziato dall’Iran, dei fanatici Hezbollah; e chissà se dietro non c’è anche la Russia di Putin che mira a indebolire l’Occidente, cioè gli USA, ovunque crede di trovare qualche possibilità. Sonnino parla dell’ammirevole reazione spontanea della popolazione israeliana della quale non si sente parlare in Italia, dove sento invece sempre più estrema la critica contro Israele a causa dei bombardamenti su Gaza, un argomento così centrale nella TV italiana che, penso, si dovrebbe affrontare nelle nostre comunità, cercando di approfondire l’attuale guerra contro Hamas.

Filippo Tedeschi risponde a una domanda di una iscritta alla Comunità fiorentina sul significato del termine shekhinà, certamente un argomento non facile!

Toscana ebraica pubblica una lettera inviata al presidente della Comunità fiorentina Enrico Fink e le sua risposta. Si tratta di una lettera dell’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus. Fink risponde dicendo «Chiediamo insieme dunque la cessazione della violenza: cessi il fuoco che arriva su Gaza; cessi il fuoco che da Gaza continua a piovere su obiettivi civili in Israele […] Sono sicuro infatti che un’associazione dedicata all’amicizia fra italiani e palestinesi non può che essere con noi nel volere liberare Gaza dal giogo di una formazione di fanatici religiosi dediti al terrorismo internazionale».

Antonella Romeo ci scrive della profetessa biblica e condottiera Debora e del suo canto considerato il più antico della Bibbia.

Lionella Neppi Modona Viterbo, nel suo scritto Amore fraterno, riporta una commovente lettera indirizzata a Elvira Lampronti dai suoi tre fratelli.

Sara Natale Sforni torna a scrivere su alcuni argomenti che occupano e preoccupano tutte le Comunità ebraiche italiane, e direi in tutto il mondo ebraico, cioè del ghiyur qatan e soprattutto dei matrimoni misti e della politica dei “pochi ma buoni”, cioè di una forma di chiusura che allontana anche i giovani ebrei. A questo proposito vorrei aggiungere qualche parola sulla mia esperienza personale. Sono di famiglia ebraica perlomeno dal Settecento, figlia di un rabbino e nipote di rav Meir Mayersohn, uno dei rabbini inclusi nell’Enciclopedia dei più importanti rabbini del Novecento. Quindi? Sono iscritta alla Comunità fiorentina dal 1955 e sono coinvolta da anni abbastanza spesso nell’organizzazione di eventi culturali della Comunità. In tutti questi 69 anni di permanenza penso di essere stata invitata – salvo se facente parte di qualche gruppo di scambio di opinioni– forse in otto o nove case. Lo scrivo perché sento spesso lamentele a proposito di persone non strettamente legate a famiglie fiorentine o, in qualche raro caso, di iscritti di altre Comunità. La nostra è una Comunità abbastanza “chiusa” per vari motivi che andrebbero probabilmente meglio approfonditi; ma non c’è dubbio che, benché sia una piccola Comunità di poche centinaia di famiglie, è certamente culturalmente attiva.

Buona lettura 

Hulda Brawer Liberanome

 

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