Luglio – Agosto 2023

Firenze Ebraica. Bimestrale toscano di notizie e cultura ebraica. Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 3628 del 3.11.1987

Direttrice responsabile:

Hulda Brawer Liberanome

Redazione:

Renzo Bandinelli
Wlodek Goldkorn
Paola Jarach Bedarida
Daniela Nencini
Milka Ventura Avanzinelli

e-mail: redazione@toscanaebraica.it
www.toscanaebraica.it

Comunità ebraica di Firenze
Via Luigi Carlo Farini, 4
50121 Firenze
Tel. 055 245252 – Fax 055 241811 e-mail: abbonamenti@toscanaebraica.it

ISSN 2612-0895 (Ed. cartacea) ISSN 2784-854X (Ed. digitale)

Impaginazione e stampa:

Nova Arti Grafiche srl – Signa (Firenze)
I numeri di Toscana ebraica sono consultabili presso la Biblioteca Marucelliana

di Firenze e la Biblioteca della Comunità ebraica di Firenze

Indice 

Lettera ai lettori Hulda Brawer Liberanome

Festività e pensiero ebraico

9 di av e lo Stato di Israele Alfonso Sassun

Cultura

Le stelle nere di Primo Levi Umberto Fortis
Per il bicentenario della nascita di rav Elia Benamozegh Marco Liuzzi
Jona Ostiglio, il pittore ebreo che lasciò il Ghetto Piergabriele Mancuso 

Shoà, Genocidi, Resistenza

La farfalla gialla della bambina di Terezìn Marco Catone  
Ricordo della famiglia Ceccatelli Paola Calò
Cercando Rita Landmann nella “terra dell’uomo” Laura Ciampini
Ricordi di famiglia Miriam Cividalli Canarutto
Gli antifascisti ebrei dall’inizio del Ventennio fino alla fine del secondo conflitto mondiale Catia Sonetti
Qualche ricordo (indiretto) di guerra Sandro Ventura 

Israele

75 anni Tullio Sonnino

Domande e risposte ‘al reghel achat

Matrilinearità e discendenza Filippo Tedeschi, Ufficio rabbinico

Dalle Comunità

Firenze

Cerimonia di riconoscimento di Giusti fra le Nazioni alla famiglia Nepi Renzo Bandinelli 
35 anni di segretariato: uno sguardo verso il passato e naturalmente verso il futuro Emanuele Viterbo 
Limmud Italia Days Firenze 2023 (30 aprile-primo maggio) Limmud Italia
Dani Karavan Hulda Brawer Liberanome

Livorno

Le Città hanno un’Anima. Il mare di Abramo agitato dalla storia Genny De Pas

Anagrafe

Varie

Il giudaico romanesco, un dialetto vivo, teatrale e… cinematografico Mauro Di Castro  
Mostra al Museo Ebraico di Roma Dora Liscia 
La famiglia dei Levi, massari della Scola spagnola del ghetto fiorentino e a capo della Compagnia Mattir Assurim Lionella Neppi Modona Viterbo 
Un fascista fra i Giusti a Yad Vashem? Piero Nissim 

In Versi

Ballata per Carlo Cammeo Piero Nissim
Terremoto Alessandro Nocchi
Dalla parte dei buoni Noam Horev

Libri e film

Fedeltà e tradimento recensione di Renzo Bandinelli
Il figlio del figlio perduto recensione di Marinella Mannelli
Nero di maggio recensione di Lionella Neppi Modona Viterbo

Lettere

Riflessioni sul fu ghiyur qatan prima e dopo il Qiddush per Emanuele Viterbo. Domande al festeggiato (e a
chi volesse rispondere)
Sara Natale Sforni

Ricordo di

Miriam Romanin Guetta Loretta Bemporad
Joseph Gean Famiglia Gean 
Arrigo Caro Milca Caro

Auguri della Redazione

Lettera ai lettori

Questo numero di Toscana ebraica esce nei mesi estivi di tammuz e av che erano, ai tempi biblici, mesi di festeggiamenti che iniziavano con Shavu‘ot, con il raccolto del grano, per poi finire con Sukkot, quando maturavano le varietà di frutta. Ne parla con uno splendido linguaggio poetico Shir ha-Shirim (il Cantico dei Cantici) che celebra la bella Shulamit «asfodelo dello Sharon» e il suo bellissimo innamorato che si trovano nelle vigne con l’uva che sta maturando. La distruzione dei due Templi di Gerusalemme, il primo per mano dei Babilonesi e il secondo dei Romani, ha trasformato questo periodo di gioia per il raccolto in giorni di lutto ricordati con due digiuni, quello del 17 di tammuz per l’assedio di Gerusalemme e quello del 9 di av per la distruzione dei due Templi. Dell’argomento scrive Alfonso Sassun che fra l’altro rileva che «il nostro legame con lo Stato di Israele avviene in maniera molto debole dal punto di vista storico ma è forte nei riguardi di Eretz Israel». 
Umberto Fortis analizza invece la toccante poesia di Primo Levi Le stelle nere che affronta «il problema della condizione esistenziale dell’uomo e del suo posto nell’universo», e rileva «la sensazione di smarrimento provata dall’uomo al cospetto di un cielo muto e ignoto». Marco Liuzzi dedica il suo scritto al livornese rav Elia Benamozegh (1823-1900), grande studioso della Qabbalà, in occasione del bicentenario della nascita. 
Di Jona Ostiglio (nato a Firenze probabilmente tra il 1620 e il 1630), pittore autodidatta che lasciò il ghetto, scrive Piergabriele Mancuso, riferendo che da quando il pittore era stato accolto come membro dell’Accademia del Disegno aveva ricevuto numerose commissioni, comprese quelle da parte della corte medicea e della famiglia Mannelli, inclusa la realizzazione di una parte dell’albero genealogico di quest’ultima all’interno della Sala Lettura dell’Archivio di Stato di Firenze. 
Laura Ciampini ha voluto seguire le vicende della famiglia Landmann, una fra quelle internate in Maremma durante la Seconda guerra mondiale: spesso si trattava di famiglie composte da uomini ebrei sposati con donne non ebree «che li seguirono per tutta la vita, affrontando insieme anche i momenti più terribili come la deportazione e l’internamento». Le parole della senatrice Liliana Segre sulla farfalla gialla della bambina di Terezín hanno ispirato il professore d’Arte Marco Catone dell’Istituto comprensivo di Gambassi Terme e Montaione, che ci scrive della sua iniziativa di realizzare in ferro e acciaio una immagine delicata della farfalla per rappresentare «una piccola anima libera e eterna». L’opera è stata inaugurata l’8 maggio alla presenza di rappresentanti delle Comunità ebraiche di Firenze e di Pisa.
Durante il Ventennio fascista a Livorno non sono mancati, neanche nella Marcia su Roma, sostenitori ebrei di Benito Mussolini, come rileva Catia Sonetti, direttrice di Istoreco-Livorno; la studiosa fa però presente che fra gli antifascisti ci furono anche molti ebrei, come il socialista Giuseppe Emanuele Modigliani e alcuni membri della famiglia di Frida Misul: «furono internati in quanto sovversivi 61 persone di religione ebraica», soprattutto nell’approssimarsi della dichiarazione di guerra nel giugno 1940. Lo Stato di Israele ha celebrato recentemente i 75 anni dalla sua fondazione, segnata allora dalla profonda preoccupazione di fronte all’aggressività degli Stati arabi che intendevano invadere lo Stato appena nato. Infatti gli egiziani erano arrivati a circa 60 km da Tel Aviv, e la Giordania aveva conquistato la Città vecchia di Gerusalemme, occupando il quartiere ebraico, con i suoi soldati – come ricordo bene – posizionati in modo da poter sparare a chi si avvicinava alla Posta centrale. La situazione è radicalmente cambiata con la vittoria della Guerra dei sei giorni. Delle celebrazioni ma anche dell’attuale crisi politica che divide gli israeliani e numerose istituzioni, ed è causa di regolari manifestazioni molto partecipate, scrive da Rehovot Tullio Sonnino.

 

Filippo Tedeschi dell’Ufficio rabbinico di Firenze risponde alla domanda di un’iscritta sulla tradizione di trasmettere l’ebraicità per via matrilineare.
Nel giorno dell’anniversario dell’inizio della rivolta del ghetto di Varsavia (19 aprile 1943), dedicato in Israele alla memoria della Shoà (come in Polonia), a Firenze la famiglia Nepi ha ricevuto il riconoscimento ufficiale da parte di Yad Vashem di far parte dei Giusti fra le Nazioni, come informa Renzo Bandinelli. Quest’anno i giorni del Limmud Italia hanno avuto luogo nei locali della Comunità di Firenze, con conferenze, filmati e panel dedicati a temi legati all’ebraismo. Ne parlano gli organizzatori del Limmud che hanno preferito non specificare i loro nomi. La sessione plenaria si è svolta in onore di Emanuele Viterbo, per 35 anni segretario della Comunità di Firenze. Richiamo l’attenzione dei lettori al suo scritto Uno sguardo verso il passato e naturalmente verso il futuro, nella sezione della rivista dedicata alla Comunità di Firenze. Scrive Viterbo: «In questi 35 anni la società intorno a noi è cambiata sotto tantissimi aspetti – cito solo come esempio il rapporto genitori/figli – è diventata un mondo multietnico di cui anche Firenze è partecipe e che comporta nella Comunità una maggiore assimilazione». Viterbo scrive che si è permesso «un piccolo sondaggio su “Quanti padri ebrei sotto i 45 anni con figlio/figlia ebrei vi sono fra gli iscritti che risiedono realmente nella Comunità”. Per quanto riguarda il mio sondaggio, a Firenze ne ho contati 4 e nelle altre Comunità – eccetto Roma e Milano – altri 25. In questi anni si sono aggiunte 214 iscrizioni sotto i 35 anni e di queste circa la metà ha come donna l’unico genitore iscritto. […] È possibile ancora considerare che l’unico modo di portare avanti l’ebraismo italiano sia proprio cercare, finché possibile, di mantenere questo tentativo di mediazione tra una pratica variabile dei singoli e un’ortodossia formale dell’istituzione?».
Da Livorno scrive Genny De Pas sulla rassegna annuale Medì, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio per lo sviluppo delle relazioni tra le città del Mediterraneo, dove la religione è da sempre la protagonista (da qui il «mare di Abramo» del titolo della rassegna). Ha preso la parola anche un’educatrice di Kiev che, da bambina, aveva trascorso molte estati a Livorno dopo la tragedia di Chernobyl e dove è tornata recentemente con i suoi bambini a seguito della guerra.
Del problematico ghiyur qatan scrive con ampie precisazioni Sara Natale Sforni. Vi invitiamo a leggere gli altri articoli e le recensioni che non ho menzionato e che potete scegliere dall’indice.

Buona lettura e buona estate – non troppo calda!

Hulda Brawer Liberanome

Abbonati a Toscana ebraica

LEGGI TUTTO IL GIORNALE IN DIGITALE A SOLI 30€ L' ANNO